La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto importanti novità per il sistema pensionistico italiano al fine di ottenere una maggiore sostenibilità e flessibilità del sistema previdenziale. I cambiamenti riguardano sia l’età pensionabile sia ai contributi necessari per ottenere le diverse forme di pensionamento, come vedremo nel dettaglio in questo articolo.
Una delle novità più significative introdotte riguarda la conferma dell’età minima per andare in pensione, fissata a 67 anni per tutte le categorie. Questo requisito anagrafico rimane invariato per il 2025-2026, sia per gli uomini che per le donne, anche se sono previste alcune deroghe relative a specifiche categorie di lavoratori.
Un’altra novità riguarda la proroga della cosiddetta “Quota 103” che consente di andare in pensione in anticipo e cioè al raggiungimento del 62esimo anno di età e con almeno 41 anni di contributi. Ci sono cambiamenti anche per le madri lavoratrici con uno sconto sull’età pensionabile che ora prevede quattro mesi per ciascun figlio avuto.
Le novità legate ai contributi
Uno degli effetti della Legge di Bilancio 2025 riguarda i cambiamenti significativi nei contributi necessari per accedere alla pensione anticipata. I lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 1 gennaio 1996. la richiesta per l’accesso alla pensione anticipata a 64 anni può essere presentata con almeno 25 anni di contributi versati, rispetto ai 20 precedentemente richiesti.
E tale requisito sembra destinato ad aumentare a 30 anni a partire dal 2030. L’importo della pensione deve essere pari ad almeno tre volte l’assegno sociale, in modo che la pensione sia adeguata alle esigenze economiche del pensionato, evitando situazioni di difficoltà economica. Un’altra novità riguarda la possibilità di sommare la rendita maturata nei fondi pensioni privati con quella dell’INPS.
Ciò garantisce il raggiungimento dell’importo minimo necessario per l’erogazione della pensione anticipata, offrendo una maggiore flessibilità agli attuali lavoratori per il loro futuro previdenziale e incentivando il ricorso a forme di fondi pensioni integrativi. Per incentivare invece la permanenza al lavoro oltre i requisiti minimi necessari è stato esteso il “Bonus Maroni”.
Proroga delle misure esistenti
La Legge di Bilancio ha prorogato l’esistenza di alcune forme di pensionamento anticipato. Tra queste vi è l’APE Sociale che è stata prorogata fino al 31 dicembre 2025, sempre con il requisito anagrafico necessario di 63 anni e 5 mesi. L’APE Sociale consente l’accesso alla pensione anticipata per disoccupati, invalidi e lavoratori con mansioni usuranti.
Non ci sono novità per le categorie beneficiarie e rimane il limite dell’anzianità contributiva compresa tra 30 e 36 anni a seconda della categoria lavorativa di appartenenza. Rimane confermata anche la regola dell’incumulabilità della prestazione con i redditi di lavoro dipendente o autonomo, a eccezione della prestazione occasionale entro i 5.000 euro annui.
Un’altra misura esistente prorogata è Opzione Donna che permette alle donne lavoratrici di andare in pensione anticipata con 35 anni di contributi e un’età di 61, ridotta a 59 anni per chi ha due o più figli. Tuttavia, questa opzione è destinata solo ad alcune categorie di lavoratrici come caregivers, invalide al 74% o superiore e dipendenti di aziende in crisi.
Il caso delle lavoratrici madri
La Legge di Bilancio ha modificato in parte lo sconto sull’età pensionabile delle madri lavoratrici che accedono alla pensione con il sistema contributivo al 31 dicembre 1995. La nuova normativa prevede ora uno sconto di quattro mesi per ciascun figlio, con un massimo di 16 mesi nel caso i figli siano quattro o più.
Precedentemente, lo sconto ammontava a 12 mesi. In alternativa, la lavoratrice madre può optare per un aumento del coefficiente di trasformazione: di un anno nel caso di uno o due figli e di due anni nel caso di tre o più figli. Lo sconto viene applicato ai requisiti necessari per il conseguimento della pensione di vecchiaia a 67 anni.
E con almeno 20 anni di contributi versati e un assegno pensionistico pari ad almeno una volta l’importo dell’assegno sociale. Tale misura è valida anche per il pensionamento a 71 anni con almeno 5 anni di contributi effettivi per la pensione anticipata a 64 anni e con almeno 20 anni di contributi e un assegno minimo pari a 3,2 o 2,6 o 2,8 volte l’assegno sociale.
Per concludere
Concludendo, le modifiche introdotte con la Legge di Bilancio 2025 perseguono lo scopo di garantire una maggiore sostenibilità e flessibilità del sistema previdenziale e dei trattamenti economici offerti ai lavoratori e ai pensionati. La Quota 103, il rafforzamento del Bonus Maroni, le proroghe per l’APE Sociale e Opzione Donna vanno verso questa direzione.
Tuttavia, questo novità richiedono una progettualità previdenziale più accorta da parte dei lavoratori che devono valutare con maggiore attenzione le misure disponibili, in base non solo all’età pensionabile e agli anni di contributi effettivamente versati, ma anche alle implicazioni economiche possibili future per non incorrere in disagio e in difficoltà.