Bere caffè corrisponde a qualcosa di irrinunciabile per tantissimi individui, anche più volte durante l’arco di una giornata, condizione che oramai è possibile anche con la presenza effettiva di prodotti che sono in grado di non far rinunciare alla tradizionale tazza di caffè espresso anche per chi ha problemi con la caffeina.
Il caffè decaffeinato infatti corrisponde esattamente ad una necessità particolare da questo punto di vista, in quanto ha un apporto quasi completamente privo di questo alcaloide, che è la base energetica della bevanda. E’ una varietà che esiste commercialmente da molti anni anche se non tutti comprendono esattamente quali effetti apporta all’organismo.
Bere caffè decaffeinato fa male o bene? Diverse sono le fonti, ma è opportuno valutare quali sono quelle davvero in grado di risultare veritiere e quali invece lo sono molto di meno, perchè il contesto alimentare, così come la presenza di nuove tecnologie, cambia la situazione, ed è un errore restare ancorati alle vecchie considerazioni.
Decaf
Il caffè decaffeinato non è una invenzione particolarmente recente, infatti la prima forma di decaf risale ai primi del Novecento, invenzione di Ludwig Roselius, “papà” tra l’altro del marchio HAG, brand ancora oggi identificato come il principale produttore di caffè privato della caffeina, che va incontro proprio ad una fetta di consumatori numerosa.
Il processo di eliminazione o inibizione della caffeina non può essere mai pari al 100 % ed in Italia per legge un prodotto di caffè decaffeinato deve presentare al massimo una percentuale dell’1% sul prodotto finale, anche se molti brand riescono a stare “sotto” questa soglia offrendo un caffè quindi mediamente dalla quantità di caffeina quasi nulla.
La caffeina è già presente nei chicchi di caffè ancora prima della tostatura, nel corso degli anni sono cambiati radicalmente i metodi di inibizione di questo alcaloide così da ottenere il prodotto finale. Per questo molti “miti” risalgono ancora come riferimento a diversi anni, se non decenni or sono. Ma come viene realizzato oggi il caffè decaffeinato?
Come viene prodotto il caffè decaffeinato
Come immaginabile il caffè decaffeinato viene ottenuto attraverso una serie di processi che si applicano al caffè “normale”. Nella maggior parte dei casi il processo è risultate in una iniziale reidratazione dei chicchi, che sono generalmente sottoposti ad essiccazione. Con i chicchi reidratati può essere più efficace l’impatto di un solvente che “estrae” gran parte della caffeina.
Ciò che è alla base di diversi miti è proprio il tipo di solvente impiegato, che è però cambiato negli anni: nella prima metà degli anni 90 era utilizzato il cloruro di metilene chiamato anche dioclorometano che però pur essendo efficace è risultato poi cancerogeno, sostituito dal meno problematico dall’acetato di etile, che però è pericoloso per l’ambiente (ed è molto infiammabile).
Nelle configurazioni moderne si fa ricorso all’anidride carbonica liquida, in una configurazione particolare definita “supercritica” ovvero parzialmente gassosa e parzialmente liquida. Questa è sicuramente la soluzione più costosa in media ma è quella meno impattante sulla salute del consumatore, risultando quindi totalmente innocua per l’organismo umano anche nel lungo periodo.
Fa male?
E’ evidente quindi un interesse già conclamato verso un prodotto più salutare, oggi le versioni di caffè decaffeinato presentano anche un sapore più sostenibilmente vicino a quello del caffè standard, naturalmente è bene dirigersi verso brand dalla procedura di rimozione della caffeina tramite anidride carbonica, come rilevato che è più sicura.
Il cloruro di metilene però può essere ancora riscontrato in quanto non è “illegale” e pur non essendo cancerogeno in alcuni casi non frequenti ma neanche così impossibili può portare alcuni effetti collaterali, anche se solo in teoria, in quanto nessuna persona è stata mai legata ufficialmente a disturbi legati a questa presenza.
Le percentuali che “sopravvivono” di cloruro di metilene sono infatti troppo esigue per essere rilevanti all’interno di un singolo chicco di caffè sottoposto a questa procedura. Per questo il decaffeinato è sicuro, non più di quanto risulti essere un prodotto a base di caffè “normale”, che condivide per il resto, le medesime tipologie di impatto sull’organismo.
Alternative al decaf
Naturalmente esistono alternative anche a questa alternativa al caffè, come ad esempio è riscontrabile un discreto ritorno nei confronti del caffè d’orzo, nato come surrogato durante la seconda guerra mondiale in condizioni di scarsa reperibilità del caffè, questo non presenta alcuna forma di caffeina senza alcun processo di eliminazione, come per il decaffeinato.
Il sapore è naturalmente diverso, e può considerarsi una sorta di via di mezzo tra il caffè ed il tè, come sapore. Il caffè d’orzo sta tornando popolare specialmene in luoghi come la Germania negli ultimi anni e non ha reali effetti negativi, però è un elemento che derivando da un cereale (l’orzo, appunto) non è adatto per chi soffre di celiachia.